Persone e Fatti

Gli anni Settanta furono dunque un decennio di crisi. Ma crisi che nasceva dalla difficoltà a cogliere e affrontare questioni del presente e del futuro, ben più che portato irrisolto dello sviluppo precedente. Semmai, debolezze e difficoltà erano rese più acute non solo dal divampare della conflittualità sociale e politica, ma – ancor prima – dalle peculiarità che avevano segnato il recente sviluppo del paese, in particolar modo per come si era delineato il rapporto tra cittadini e istituzioni. Basti ricordare anzitutto la fragilità e dunque la scarsa autonomia della “società civile”, che pure aveva ripreso vigore negli anni Sessanta, ma ancora restava largamente segnata dalla duplice subordinazione allo stato e al sistema dei partiti cui l’aveva costretta il progetto autoritario e corporativo della dittatura fascista. Né, nei decenni postbellici, la costruzione della cittadinanza repubblicana aveva adeguatamente provveduto a superare, in una prospettiva di riconoscimento pieno ed universalistico delle libertà civili e dei diritti sociali, i consistenti residui di quell’esperienza, che anzi erano stati talora utilmente sfruttati per alimentare il sostegno alle maggiori forze politiche. Né, ancora, va dimenticato quali squilibri e ritardi avessero gravato sulla costruzione della democrazia repubblicana: spesso colpevolmente, era rimasta carente l’attuazione delle garanzie e degli istituti costituzionali e solo in parte si era provveduto ad adeguare la normativa e la cultura, le condotte pratiche e il personale stesso della magistratura e delle forze di polizia, ma financo di ampi settori della classe politica, ai valori e ai dettami della Carta costituzionale, troppo spesso interpretati in chiave paternalistica e conservatrice e intenzionalmente subordinati al primato dell’anticomunismo.