Come eravamo

I ragazzi italiani degli anni 70

Alla domenica i cinema si riempivano, alla sera in pizzeria, il sabato si cercava di emulare “La febbre del sabato sera”, molte discoteche aprivano il pomeriggio con musica della hit del momento, molte altre la sera con musica dal vivo ma chiudevano a un’ora decente e soprattutto il volume del suono, già alto era ancora accettabile, (negli anni ’80 c’è stata una corsa indecente tra discoteche a chi spara più decibel).
Se eri fortunato d’abitare vicino ad un bar, frequentato solo dai “grandi” (i più vecchi di te) poteva essere un’occasione per entrare nel giro e imparare a giocare a carte (era il nonno che a casa ti insegnava), oppure a giocare a biliardo (qui ci pensava il papà), comunque si rimaneva lontani da alcol e birra e si tornava prima delle 24:00.
La vita non veniva mai sconvolta dalle abitudini, tutte rimanevano nel sostenibile, ma non tutti quelli che abitavano in città ce la facevano, la droga era già un problema ma solo per i figli di “papa”.
Io in quegli anni ero capace di leggere un libro a settimana e nell’80% dei casi di fantascienza, si andava in biblioteca per le ricerche e anche per vedere se c’era qualche ragazza che conoscevi, non avevo la TV e nemmeno la corrente elettrica fino al ‘76, mi piaceva dipingere, facevo atletica leggera 7 allenamenti a settimana in un periodo in cui lo sport di massa non si era avviato e quando ti vedevano passare per strada correndo suscitavi un misto tra ilarità e curiosità.

Erano gli anni dell’austerity, quello vero con tutte le macchine ferme la domenica e durante la settima a targhe alterne su tutto il territorio nazionale eccetto chi per questione di pubblica utilità doveva spostarsi in auto come i medici. Così la domenica quando si faceva allenamento e si passava per la strada, anziché stare in fila indiana, ci mettevamo in parata per tutta la carreggiata per km di corsa. Indimenticabile.
Sono gli anni in cui si è vista arrivare sul mercato la 128, ma le FIAT erano piene di difetti a causa dei continui scioperi, e di sistemi di controllo non troppo efficienti, ma erano trattative difficili, l’inflazione correva a due cifre arrivando a toccare il 18%.
Ma il bello era poter girare con un motorino a presa diretta pagando la miscela 150 lire a litro (0,0774 €/litro), meno divertenti erano i carburatori che alimentavano i cosiddetti cinquantini che spesso ti lasciavano a piedi e avevi sempre con te un kit di chiavi e una candela di scorta dentro all’opportuno “bussolotto” di latta appeso sotto il sellino.

Tutte le amicizie, contatti, conoscenze, non erano fittizie ma tutte reali. Alle fiere e sagre locali si partecipava sempre, si vedevano tutti, un po’ di meno quando andavi in chiesa alla domenica, attività da svolgere tassativamente, pena sgridate pazzesche.
Molti film li ho visti nella canonica, si pagava molto meno che andare al cinema ma molto presto iniziai a vedere le proiezioni nelle vere “sale cinematografiche”.
Abitando in campagna, tutto il cibo era a km ZERO nel vero senso della parola, debbo fare uno sforzo per ricordare quello che si comprava, … ah, ricordo, sale, zucchero (scontato in sacchi da 50 kg), formaggio (scontato), farina, olio, quando a natale si faceva il panettone secondo antica ricetta si comprava una lista di ingredienti, ma sto già elencando quisquilie.

Non si andava al mare con tutta la famiglia, era impossibile, chi lavora la terra e ha anche poco bestiame lavora 360/360, si mandavano i figli al mare o in montagna presso le suore che avevano un bagno con spiaggia separata dalle altre con rete metallica per non perdere i pargoletti in affidamento.

Verso la fine degli anni ’70 è stata ridotta l’età per avere accesso al voto da 21 a 18, ho fatto in tempo a votare prima di arrivare a 21. Erano anni in cui andava a votare almeno l’80% degli aventi diritto.
A scuola c’erano parecchi movimenti studenteschi, erano nati i decreti delegati con cui si eleggevano i rappresentanti per cercare di disciplinare quello che appariva in modo evidente una coda irrazionale dei movimenti studenteschi degli ultimi dieci anni e nati sul finire degli anni ‘60. Con mia sorpresa giunsi secondo per numero di voti ricevuti.


Quando giravi per strada vedevi solo italiani autoctoni, io ho visto il primo nero andando in chiesa, era un prete, non si vedevano cinesi, non c’erano “vu cumprà”, erano anni in cui gli unici aerei che vedevo erano quelli militari a reazione che venivano a fare le esercitazioni sopra la mia abitazione per ragioni topografiche, era impossibile non fermarsi a guardare quando uno di loro sopra la nostra casa saliva in verticale (immaginate il frastuono) fino a diventare un puntino e poi spegneva il motore e si capovolgeva con la punta rivolta al terreno tornava giù e noi ad aspettare il momento in cui lo riaccendeva (nessuno parlava) e non rilasciavano scie chimiche, anzi, vedevi il fumo di scarico nero, passavano la barriera del suono a 2000 mt dal suolo e nessuno si allarmava, oggi scuoto la testa sconsolato quando in migliaia fanno suonare i centralini se per un caso fortuito un aereo militare deve fare una missione urgente per identificare un aereo senza credenziali e supera la barriera del suono, addirittura devono rilasciare un comunicato ufficiale (ma per favore).

Non c’erano supermercati, era il fornaio locale che vendeva le cose più utili, ma c’era lo scarpolino e magari molti giovani d’oggi non sanno nemmeno cos’è, c’era il sarto (quando compravi un vestito spesso era necessario adattarlo), era il periodo del Loden ma i nonni usavano ancora il tabarro, i jeans sono arrivati verso la fine degli anni ’70 e molti pantaloni erano a zampa d’elefante ed era una moda apprezzata dai giovani, comiciarono a diffondersi i veri Ray-ban firmati, erano ineguagliabili, lo rimangono anche oggi, li acquistai, ora non so più che fine hanno fatto, ho guardato su internet e prenderei 100 € a venderli.

Questo e tanto altro ci sarebbe da dire.
Negli anni ’80 ho iniziato a lavorare tosto e si inizia a perdere il contatto con la realtà, nel senso che ti guardi in giro un po’ di meno, il mondo del lavoro era un universo nuovo, difficile, di competizioni.

 Luciano Testi, Perito Industriale presso F. Corni di Modena (1978)

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